Venice Cocktail Week – Giorgio Bargiani, Cinzano 1757 e le sue storie

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Da Torino a Venezia il viaggio può essere lungo e variegato, passando per la Toscana e il Regno Unito, parlando lingue di mercanti e professionisti dell’ospitalità. Oppure immediato e denso di significato, come in un sorso ricco di Storia e storie, miscelate in un drink iconico o in rivisitazioni di tempo moderni. Il punto di partenza e quello di arrivo, comunque, non cambiano mai.

Torino, prima fermata: Cinzano Vermouth Rosso di Torino 1757 è stato il protagonista, insieme al Global Brand Advocate Giorgio Bargiani, di una delle serate più attese della seconda edizione della Venice Cocktail Week. Con il supporto di Campari Academy, l’Assistant Director of Mixology del Connaught Bar, per due anni consecutivi miglior bar del mondo secondo la World’s 50 Best, ha calcato il banco dello strepitoso Aman Venice, per una guest night che ha raccontato di un prodotto storico oggi di nuovo tra i più ricercati. Dal 1999 parte del portfolio di Campari Group, Cinzano ha voluto omaggiare la tradizione torinese dell’aperitivo con 1757, tributo all’anno in cui Giovanni Giacomo e Carlo Stefano Cinzano ottennero la licenza di mastri acquavitai e diedero vita alla loro azienda. Oltre duecentosessanta anni di artigianalità e qualità assoluta, nelle versioni rosso ed extra dry, presenze imprescindibili sui banconi del mondo, oggi come allora.

Mentre Bargiani mescola l’ormai leggendario Connaught Martini, che vede Cinzano 1757 Extra Dry sposare Ondina Gin e uno dei tre bitter homemade a disposizione, tutt’intorno è fascino di tempi e atmosfere senza paragoni: Venezia. Aman Venice è un gioiello nascosto all’interno di Palazzo Papadopoli, uno degli otto palazzi monumentali del Canal Grande, voluto sul finire del ‘500 dalla famiglia Coccini e oggi appartenente agli Arrivabene Valenti-Gonzaga, impreziosito da affreschi, tele, vasi e specchi originali. I cubi di ghiaccio tintinnano nel mixing glass, Bargiani filtra il cocktail in coppa come si trovasse nel mezzo di un gran ballo, in quella che un tempo era appunto la sala dei ricevimenti, al piano nobile. Una rampa di scale più su, e il soffitto è un sognante dipinto del Tiepolo.

Poi è la volta dell’icona assoluta: il Negroni, che Bargiani rivisita con un tocco d’italianità d’antan, una contenuta dose di Galliano. Campari, gin e Cinzano 1757 sono già perfettamente legati, il liquore vi si appoggia per creare due strati distinti. “Due livelli che in realtà sono due strade parallele, destinate per questo a non incontrarsi mai. Possono rappresentare un Conte ribelle e un bartender fiorentino, come nella storia che per fortuna oggi conoscono ovunque nel mondo”. Quella del Conte Camillo Negroni, che nel 1919, rientrato nella sua Firenze dopo anni di avventura oltreoceano e nel Regno Unito, chiese al fidato Fosco Scarselli di corroborare il suo Americano con un’aggiunta di gin. Il resto è storia da bere, appunto, che ha portato il drink alla maniera del Conte Negroni, abbreviato con il solo cognome, sul tetto dei cocktail più richiesti del mondo nel 2022, secondo Drinks International.

“Due strati che possono anche significare la vita e le scelte personali di un altro bartender, toscano a sua volta, che ha trovato soddisfazioni e sogni a Londra”. È di fatti la parabola, ancora in ascesa, di Bargiani stesso, che dall’attività di famiglia, a Pisa, ormai otto anni fa raggiunse il connazionale Ago Perrone al Connaught Bar di Londra, per due anni consecutivi miglior bar del mondo secondo la World’s 50 Best. Poi un colpo di bar spoon, colori che si fondono, realtà che cambia: “Nella storia possono capitare momenti inaspettati, le strade parallele arrivano in qualche modo a incrociarsi. E alla fine non ci si accorge più cosa di cosa era prima, e cosa sarà dopo”. L’unico filo conduttore: quel vermouth identitario e unico, che Cinzano 1757 torna a raccontare da Torino a Venezia, fino a ovunque.